Osservatorio Ambasciate – Report Marzo 2022

Twitter e Facebook si confermano come canali più utilizzati dal mondo della Social Diplomacy in Italia. Infatti, mentre il primo prevale quasi al 60%, quasi tutti i profili più influenti (90%) continuano a essere collocati su Facebook. Allo stesso tempo, l’attenzione per la Politica estera si concentra su Twitter – piattaforma che registra un incremento del 212% sul mese precedente.

Il contesto si fa sentire: dopo ben 9 mesi di indiscussa leadership dell’Ambasciata Giapponese – sia come maggior numero di interazioni, sia come profilo più influente nella classifica I SAY Social Score, sia come best ranking nell’Embassies Social Index (ESI) – le maggiori interazioni si contano sui profili delle Ambasciate Russa e Ucraina. Ma, mentre il miglior ESI va all’Ambasciata di Romania per i messaggi di solidarietà alla popolazione ucraina, la crescita a due cifre in termini di fanbase si registra sul profilo Twitter dell’Ambasciata Russa.

Al di là delle cifre e delle best performance, quello che sta succedendo nell’universo dei Social Media & Diplomacy in relazione al conflitto non è del tutto inedito, ma segna “un salto di qualità” in termini di modalità e dimensioni:

  1. L’esplosione della disintermediazione – che rende la comunicazione bidirezionale e “alla pari” a prescindere dal profilo dell’utente e relativa competenza in materia.
  2. La “Twitter Diplomacy” – che vede messaggi istituzionali in tempo reale, anche in maniera “irrituale” rispetto ai protocolli tradizionali.
  3. La presa di posizione da parte di Meta, Twitter e YouTube – attraverso task forces di fact checking dei contenuti di una delle due parti, limitazioni regionali dell’advertising e delle app o messa a disposizione dello schieramento scelto di speciali servizi web. In pratica, la consacrazione di alcune piattaforme come opinion leaders e players privati.
  4. La comunicazione politica attraverso meme e schermaglie social – quindi l’uso da parte della Public Diplomacy di linguaggi e formati più “popolari”, potenzialmente virali a prescindere dallo stile.
  1. La trasformazione di un conflitto in un narrative media event – alla pari di un film d’azione, capace di creare engagement, costruire vere e proprie campagne CtA, aumentare followers, fanbase e soprattutto visualizzazioni. Una “guerra parallela”, portata avanti con un’importante frequenza di pubblicazione e strategie declinate a seconda dei canali utilizzati.

Che si tratti o meno di un nuovo trend della Digital Diplomacy, lo verificheremo il prossimo mese.

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